L’impostazione
attuale delle nostre società e del nostro tempo ci porta costantemente a fare i
conti con una precarietà che ne diviene condizione caratteristica. Tutto è sistematicamente in
divenire, l’incedere imperante e potente delle nuove tecnologie costringe a
rivedere di continuo parametri lavorativi e di interazione che hanno
rappresentato rassicuranti certezze per le generazioni antecedenti.
La percezione oggettiva delle persone di ogni
età, non solo giovani è di una quotidianità incerta, poco stabile su cui si fatica
a fare progetti importanti e a lungo termine. Se la realizzazione personale e
lavorativa è il precursore di una progettualità comprensibilmente necessaria,
come fare con le prerogative a cui ci troviamo ad essere assoggettati? …
Una
borsa di studio, un tirocinio sottopagato, un’esperienza di lavoro che è sempre
un’opportunità di crescita ma poco remunerata, permette di proiettarsi ed
orientarsi verso una maggiore stabilità? Forse…anche… ma certo è difficile
temporalizzare i propri progetti, come pensare di edificare una casa sulle
sabbie mobili…finché il terreno non è stabile non si azzarderebbe nessuno e questo è
quanto meno sano.
Questa
società, la nostra, ricca di persone intellettualmente e operativamente
preparate, coraggiose, piene di aspettative e speranze che poi cozzano con un
piano di realtà complesso e spesso molto duro, rischia di spegnere le
importanti fiamme di quella parte di Sé, quella creatività operosa, alla base
di ogni disegno personale.
Che
fare allora rispetto ai propri progetti di vita? Meglio arrovellarsi dentro un
limbo che non pare avere uscite? Confrontarsi con mille pareri magari anche
molto lontani dal proprio, che rischia di creare più confusione e
disorientamento? O fermare tutto e domandarsi: cosa metto prima Io nella mia
vita ora, in questo momento? Non domani, non tra 10 anni, adesso... Rinunciare,
rimandare un progetto interno importante e urgente in questo momento, come ad
esempio avere una casa propria, anche se le condizioni lavorative sono ancora
incerte? Quindi decidere di lasciare andare, o lasciarsi
andare, forse non è un po’ come sopravvivere piuttosto che vivere? Certo si può
continuare le proprie esperienze con impegno convinzione, dedizione sperando
qualcosa accada, qualcuno arrivi o la situazione si modifichi in un tempo
ignoto e ingordo che rischia di mangiarsi entusiasmi e desideri... O si può
divenire attivi e decidere di muoversi andando incontro a ciò che si desidera
cercando altre vie, ricordando che noi ne stiamo percorrendo una ma ce n'è almeno un’altra che non riusciamo a contemplare... e più la cerchiamo e più ci
sfugge…
Forse
40 anni fa si investiva ideativamente rinunciando oggi per un domani quasi
certo, oggi questo parametro non tiene più, le nuove generazioni non paiono
potersi confrontare con un modus vivendi in cui rinunciando oggi accumuleranno
per domani, l’attuale condizione organizzativa economica non permette alcun
accumulo, in questo senso guardare troppo avanti diviene fonte di preoccupazione,
amplificando a dismisura l’incertezza.
Insomma allora è “meglio un uovo oggi o una gallina domani?” …Ognuno ha
la sua risposta, importante sia coerente con quanto sentiamo primario dentro di
noi, sennò il rischio che si intravede è che ogni movimento, ogni risorsa
rischi di essere vissuta o investita a metà, in una sorta di sospensione non
pienamente gratificante sempre in attesa di…
Dr.
M. Vittoria Biondi
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